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“Ehy Fe!”
“Al! Non vedevo l’ora che arrivassi! Sono seduta su sto cavolo di divano malformato da sola da almeno due ore…”
“Scusami… avevo la classe di fotografia e tu sai come si incazza Mr. Yown se arrivi in ritardo alla sua lezione. Degli altri insegnanti non me ne può fregare di meno ma fotografia è l’unica materia scolastica a cui tengo…”
“Giusto, scusami…”
“E di cosa? Sempre preoccupata a scusarti te, senza che c’è ne sia motivo, poi…”
Fe abbozzò un sorriso. Erano anni che un sacco di gente le diceva di smetterla di scusarsi ma cosa poteva farci lei? Si sentiva solo perennemente in colpa e di conseguenza sentiva il dovere di chiedere scusa.
“Ma cosa ti hanno detto poi, dal preside?” aggiunse Alex, quando si ricordò che la sua migliore amica ci aveva fatto un secondo giro.
“Bah, mi tocca un’altra settimana di punizione. Però, per cambiare, questa volta dovrò aiutare Miss. Lefois a riordinare i libri nei suoi armadi in ordine alfabetico, lavare i pavimenti delle aule dove insegna… insomma: non si può permettere una donna delle pulizie e così ha preso me. Per fortuna saremo in due a farle da sguatteri … però non sanno ancora chi sarà; hanno detto che il primo che sbaglia qualcosa lo mandano ad aiutarmi in questo piacevolissimo compito.
“Non ti invidio! … Ehy, ma l’hai sentita l’ultima su Annie? Dicono che sia rimasta incinta e ha solo 12 anni…”
“No… dev’essere per questo che non si fa vedere a scuola da un po’… Ma di chi è il bambino?”
Le due continuando a spettegolare fitto fitto, neanche si stessero dicendo un segreto di stato, arrivarono alla porta dell’aula 802, dove avrebbero passato i loro divertentissimi pomeriggi in punizione.
“Voi dovete essere le due della terza campanella…” iniziò a dire una signoria grassoccia e sudata, con capelli a fungo castani che di certo non si lavava da più di una settimana e mezza e un’orrenda-è-dir-poco camicia a maniche corte arancione con stampato davanti un grosso fiore rosa confetto, appena le ragazze entrarono nella stanza.
“Ho sentito molto parlare di voi…” continuò poi, scoppiando in una rumorosa risata che metteva in risalto i suoi orrendi denti storti e gialli, intervallata da grugniti.
“E logicamente non vi smentite neanche qui: sono passate le tre da ben cinque minuti e quindi voi siete in ritardo. Vuol dire che vi fermerete mezz’ora dopo le sei.” Continuò, dopo aver smesso di emettere quei rumori disgustosi.
“No! Ma mi ha letto nel pensiero! Volevo appunto chiederglielo io il permesso di fermarci qui un po’ di più, sa, conoscendo tutto il divertimento che mi aspetta…” Rispose Alex, ironica.
“Il divertimento a guardarla, più che altro…” sussurrò poi nell’orecchio dell’amica, che scoppiò a ridere.
“Signorina Armstrong! Non credo che lei sia nella posizione di permettersi di parlare così!” riattaccò il maiale con la camicia arancione, mettendosi in una qualche posizione di superiorità, senza rendersi conto che così risultava ancora più buffa.
“Lei invece è in quella posizione solo perché è un’insegnante talmente brava che il preside al posto di mandarla a pulire i corridoi l’ha spedita qui per controllare i “cattivi” ragazzi…” le rispose Al, incrociando le braccia come se così potesse incutere maggior timore.
Fe abbassò immediatamente la testa e strinse la mano alla sua amica, pregando con tutto il cuore di non dover andare a trovare il preside per la terza volta in una giornata.
“Vi prego di sedervi in quei due banchi in fondo alla classe” tagliò corto Miss [?] Rington, questo il nome scritto sul cartellino appeso alla sua camicia. Un cartellino, proprio come i bidelli…
I minuti passavano non lenti ma proprio lentissimissimissimi.
Le ragazze dopo circa una mezz’ora trascorsa ad osservare ogni minimo movimento della Rington così da poterla prendere in giro ulteriormente si erano ormai abituate alla sua goffaggine e quindi neanche guardarla poteva catturare il loro interesse. Così passarono un’altra mezz’ora a guardarsi negli occhi facendo quello stupido gioco che nella vita prima o poi tutti fanno, in cui si cerca di non mettersi a ridere per primi. Un’altra ora trascorse mentre le “signorine” disegnavano e si pasticciavano il diario e i quaderni a vicenda.
Finite le idee per cercare di far trascorrere il tempo che sembrava esser rallentato, manco si fosse messo d’accordo con il preside o la bidella-insegnante per far soffrire di più i ragazzi, Alex e Fe si misero a contare i minuti rimanenti secondo per secondo.
Per fortuna quella tortura estenuante alle sei e mezza terminò e le due superstiti, raccolte il più velocemente possibile le loro cose, scapparono a casa.
Alex aveva la macchina e così fece, come al solito, da autobus personale di Fe, portandola a casa.
“Stavo morendo lì dentro… altro che tre ore, in quell’aula sembrava che i minuti al posto di scattare ogni 60 secondi lo facessero ogni 120. E’ stato ORRIBILE!” cominciò Fe, mentre la jeep rossa acceso di Alex girava verso destra, per percorrere la strada abituale che portava alla casa del padre di Fe.
“Beh, pensa che ci mancano ancora quattro giorni da passare così…”
“E no, ti sbagli. Per domani e gli appuntamenti futuri con il maialino in camicia arancione ci organizziamo. Dobbiamo portarci qualcosa da fare. Dici che i gameboy sono permessi? Potrei fregarne un paio a mio fratello…”
“Bell’idea! Però prendi anche il Pokemon oro… adoro quel gioco!”.
Fe scoppiò in una risata… come era possibile a 17 anni adorare quello stupido gioco per bambini stupidi di massimo 10 anni ?!?
“E non prendermi ingiro, eh” rispose Alex alla risata della sua migliore amica, dandole uno spintone amichevole sulla spalla e mettendosi anche lei a ridere.
“Io? No, ti sbagli. Non oserei mai.” Ridacchiò Fe, guadagnandosi così un altro spintone.
Sembravano i vecchi tempi, si divertivano sempre così, se non di più, prima che Alex si mettesse con David e prima della breve storia di Fe con Pat, l’uomo telecamera. Fe non ne aveva mai parlato con Alex perché si sentiva stupida a provare questi sentimenti ma sentiva veramente nostalgia di quei momenti passati in cui loro due erano sempre unite e si capivano al volo. Ora si volevano comunque bene, come due sorelle, però c’era qualcosa che era cambiato, forse era che Alex doveva vedere anche Dave e quindi aveva meno tempo per uscire o anche solo parlare seriamente con la sua migliore amica da tre anni a questa parte.
“Ehy, tutto a posto?” chiese Alex, guardando preoccupata Fe che da qualche secondo sembrava ammagliata dal vetro alla sua destra da quanto lo osservava da vicino e con lo sguardo fisso.
“Oh, si, non preoccuparti, tutto bene” rispose lei, distolta ormai dai suoi pensieri, sorridendo dolcemente. “Eccomi a casa. Grazie per il passaggio Al. Prima o poi ti pagherò, eh.” Aggiunse poi, mentre scendeva dalla macchina e si avvicinava a casa sua.
“Se, dici così da due anni…”
“Allora ti darò anche gli arretrati, va bene?”.
“In effetti mi servono un po’ di soldi e con quelli che mi devi mi sa che ci campo anche parecchi mesi… Buona serata, comunque! Ciaoooo!”.
Fe salutò velocemente con la mano l’amica ed entrò in casa.
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Ho scritto tanto... non so se mi piace o no... boh, mi sembra stupido come scrivo... tipo i pensierini delle elementari... vabbè...
Comunque, come sempre, ditemi che ne pensate